Mt 9,14-17.
Allora gli si avvicinarono i discepoli di Giovanni e gli dissero: "Perché noi e i farisei digiuniamo molte volte, mentre i tuoi discepoli non digiunano?".
E Gesù disse loro: "Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto finché lo sposo è con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto, e allora digiuneranno. Nessuno mette un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio, perché il rattoppo porta via qualcosa dal vestito e lo strappo diventa peggiore. Né si versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti si spaccano gli otri e il vino si spande e gli otri vanno perduti. Ma si versa vino nuovo in otri nuovi, e così l'uno e gli altri si conservano".
Mc 2,18-22.
I discepoli di Giovanni e i farisei stavano facendo un digiuno. Vennero da lui e gli dissero: "Perché i discepoli di Giovanni e i discepoli dei farisei digiunano, mentre i tuoi discepoli non digiunano?". Gesù disse loro: "Possono forse digiunare gli amici dello sposo mentre lo sposo è con loro? Finché hanno lo sposo con loro, non possono digiunare. Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto: allora, in quel giorno, digiuneranno. Nessuno cuce un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio; altrimenti il rattoppo nuovo porta via qualcosa alla stoffa vecchia e lo strappo diventa peggiore. E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti il vino spaccherà gli otri, e si perdono vino e otri. Ma vino nuovo in otri nuovi!".
Nell’Antico Testamento, il digiuno era sinonimo di mortificazione e di umiliazione davanti a Dio, un atto di rinuncia e di sofferenza che aveva lo scopo di placare un Dio adirato per i peccati del pio ebreo e quello degli altri ebrei.
Il digiuno era una manifestazione di lutto e di tristezza; veniva trascurata anche la cura del corpo per esprimere la propria afflizione.
I farisei davano maggiore importanza al digiuno.
La legge prescriveva un solo digiuno all’anno, nel giorno dell’espiazione (Lv 16,29..; Nm 29,7.) e i trasgressori venivano esclusi dal popolo (Lv 23,27…).
I farisei, invece, tra i più fervorosi, praticavano 2 digiuni per settimana, il lunedì e il giovedì.
Giovedì per ricordare la salita di Mosè sul Sinai e il Lunedì per la discesa, ma la vera ragione era per essere distanti dal sabato.
Ai Maestri della legge era raccomandato di astenersi dal digiunare per non indebolire il corpo e potersi dedicare allo studio della Torah.
Nel testo di Marco vengono citati i discepoli di Giovanni come praticanti del digiuno, fatto insolito, perché in questo Vangelo non si dice che Giovanni avesse formato un gruppo di discepoli. Tuttavia, dopo la sua attività di battezzatore, c’è un gruppo di persone che si dicono discepoli di Giovanni.
Lc 5,33-39.
Allora gli dissero: "I discepoli di Giovanni digiunano spesso e fanno preghiere, così pure i discepoli dei farisei; i tuoi invece mangiano e bevono!". Gesù rispose loro: "Potete forse far digiunare gli invitati a nozze quando lo sposo è con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto: allora in quei giorni digiuneranno".
Diceva loro anche una parabola: "Nessuno strappa un pezzo da un vestito nuovo per metterlo su un vestito vecchio; altrimenti il nuovo lo strappa e al vecchio non si adatta il pezzo preso dal nuovo. E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi; altrimenti il vino nuovo spaccherà gli otri, si spanderà e gli otri andranno perduti. Il vino nuovo bisogna versarlo in otri nuovi. Nessuno poi che beve il vino vecchio desidera il nuovo, perché dice: "Il vecchio è gradevole!"".
Gesù è contro il digiuno alla maniera farisaica, che consiste nell’astensione di cibi, infatti Gesù nota, che i farisei dopo il digiuno, vivono nell’igiustizia, solo che loro si sentono a posto per aver adempiuto quella pratica.
I farisei dicono a Gesù, come mai i suoi discepoli non digiunano, come fanno i discepoli di Giovanni il battista e i farisei.
Gesù risponde che non si digiuna quando si è invitati a nozze e quando lo soso è con loro.
Ma che vuol dire?
Gesù ci dice che i farisei digiunano perché il loro sposo, che è Dio, non è con loro, non fa più parte con la comunità ebraica, perché non hanno riconosciuto in Gesù il vero sposo, non hanno accolto Gesù come Figlio di Dio, quindi Dio non è più con loro, per questo loro possono digiunare, perché sono in uno stato di perpetua vedovanza, mentre la comunità cristiana, che ha accolto Gesù come sposo, non può digiunare, perché lo sposo, Gesù, è e sarà sempre con la sua chiesa.
Gesù poi fa un paragone dicendo che il vino nuovo non può stare dentro le botti vecchie, così la novità di vita, portata da Gesù, non può essere accolta in strutture antiquate, fatte di leggi e presrizioni, che sono nella comunità giudaica.
La Chiesa si veste di una nuova mentalità, quando accoglie il Vangelo di Gesù, non può convivere Vangelo e mentelità legalista ebraica.
Questo vale anche per le comunità cristiane, affinchè non cadano nel legalismo, che rischierebbe di soffocare il messaggio evangelico e di farlo diventare come un’altra legge mosaica, che porta alla morte.
Lc 18,9-14.
Disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l'intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri: "Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l'altro pubblicano.
Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: "O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo". Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: "O Dio, abbi pietà di me peccatore". Io vi dico: questi, a differenza dell'altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato".
Mt 6,1-24.
State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro, altrimenti non c'è ricompensa per voi presso il Padre vostro che è nei cieli.
· Dunque, quando fai l'elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade, per essere lodati dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, mentre tu fai l'elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
- E quando pregate, non siate simili agli ipocriti che, nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, amano pregare stando ritti, per essere visti dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa.
Invece, quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre
tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
Pregando, non sprecate parole come i pagani: essi credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque
Voi dunque pregate così:
Padre nostro che sei nei cieli, pane Elemosina
sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno,
sia fatta la tua volontà,
come in cielo così in terra. perdono Preghiera
e rimetti a noi i nostri debiti (preghiera)
e non abbandonarci alla tentazione, (digiuno)
ma liberaci dal male.
Se voi infatti perdonerete agli altri le loro colpe, il Padre vostro che è nei cieli perdonerà anche a voi; ma se voi non
· E quando digiunate, non diventate malinconici come gli ipocriti, che assumono un'aria disfatta per far vedere agli altri che digiunano. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu digiuni, profùmati la testa e làvati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
Non accumulate per voi tesori sulla terra, dove tarma e ruggine consumano e dove ladri scassìnano e rubano;
accumulate invece per voi tesori in cielo, dove né tarma né ruggine consumano e dove ladri non scassìnano e non
rubano. Perché, dov'è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore.
La lampada del corpo è l'occhio; perciò, se il tuo occhio è semplice, tutto il tuo corpo sarà luminoso; ma se il tuo
occhio è cattivo, tutto il tuo corpo sarà tenebroso. Se dunque la luce che è in te è tenebra, quanto grande sarà la
Nessuno può servire due padroni, perché o odierà l'uno e amerà l'altro, oppure si affezionerà all'uno e disprezzerà
l'altro. Non potete servire Dio e la ricchezza.
Non c’è bisogno di sforzarsi per avere un volto stanco dopo un digiuno, chi digiuna non può essere sorridente, appare sempre il volto stanco, non si può assumere di proposito l’aria malinconica, ma allora cosa intendeva Gesù per digiuno, non certo quello che intendevano i farisei o noi.
Il digiuno che intendeva proporre a noi Gesù, coinvolge il nostro cuore, il nostro io, non certo un digiuno esterno, che poi rimane tutto come era prima.
Con il digiuno di Gesù niente sarà come prima, sarà il nostro stile di vita ad essere modificato, che è molto più difficile di un semplice digiuno, questo stile di vita, presentato come digiuno è nel Vangelo di Luca 18.
<<E quando digiunate, non diventate malinconici come gli ipocriti, che assumono un'aria disfatta per far vedere agli altri che digiunano.
In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa.
Invece, quando tu digiuni, profùmati la testa e làvati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
Non accumulate per voi tesori sulla terra, dove tarma e ruggine consumano e dove ladri scassìnano e rubano;
accumulate invece per voi tesori in cielo, dove né tarma né ruggine consumano e dove ladri non scassìnano e non
rubano.
Perché, dov'è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore.
La lampada del corpo è l'occhio; perciò, se il tuo occhio è semplice, tutto il tuo corpo sarà luminoso; ma se il tuo
occhio è cattivo, tutto il tuo corpo sarà tenebroso.
Se dunque la luce che è in te è tenebra, quanto grande sarà la tenebra!
Nessuno può servire due padroni, perché o odierà l'uno e amerà l'altro, oppure si affezionerà all'uno e disprezzerà
l'altro.
Non potete servire Dio e la ricchezza.>>
Ecco da chi dobbiamo digiunare, dall’attaccamento alla ricchezza!
La preghiera di Gesù, il padre nostro, ci ricorda il programma di Gesù per i sui seguaci, un programma di perfezione, che consiste:
1) di condividere il pane con chi non ne ha, ecco il nuovo modo di fare elemosina, non limitarci alle briciole.
2) di perdonare al nostro prossimo, solo così la nostra vita diventa preghiera vivente.
3) di lottare contro le tentazioni non assecondandole, ma morendo all’uomo vecchio, alle passioni, ecco il vero digiuno, un
digiuno continuo fatto di rinunce al male.
La perfezione che Gesù ci invita ad aspirare è Amare come Dio, cioè interessarsi al bene degli altri, per gustare il paradiso in terra e poi in cielo.
Non è piuttosto questo il digiuno che voglio:
sciogliere le catene inique,
togliere i legami del giogo,
rimandare liberi gli oppressi
e spezzare ogni giogo?
sciogliere le catene inique,
togliere i legami del giogo,
rimandare liberi gli oppressi
e spezzare ogni giogo?
Il digiuno che Gsù ci chiede di fare non è tanto nel non mangiare gli alimenti, ma di astenerci dall’orgoglio di non perdonare, di non chiedere scusa, di non saper sopportare le offese ricevute.
Tutta la vita di Gesù era un digiuno continuo, cioè saper rinunziare alla vendetta, alle ricchezze, all’orgoglio, alla superbia, all’avidità di denaro ad ogni costo,