sabato 14 maggio 2011

Pasqua Sabato III settimana


Prima lettura

At 9,31-42
La Chiesa si consolidava, e con il conforto dello Spirito Santo cresceva di numero.
Dagli Atti degli Apostoli

In quei giorni, la Chiesa era in pace per tutta la Giudea, la Galilea e la Samarìa: si consolidava e camminava nel timore del Signore e, con il conforto dello Spirito Santo, cresceva di numero.
E avvenne che Pietro, mentre andava a far visita a tutti, si recò anche dai fedeli che abitavano a Lidda. Qui trovò un uomo di nome Enèa, che da otto anni giaceva su una barella perché era paralitico. Pietro gli disse: «Enèa, Gesù Cristo ti guarisce; àlzati e rifatti il letto». E subito si alzò. Lo videro tutti gli abitanti di Lidda e del Saròn e si convertirono al Signore.
A Giaffa c’era una discepola chiamata Tabità – nome che significa Gazzella – la quale abbondava in opere buone e faceva molte elemosine. Proprio in quei giorni ella si ammalò e morì. La lavarono e la posero in una stanza al piano superiore. E, poiché Lidda era vicina a Giaffa, i discepoli, udito che Pietro si trovava là, gli mandarono due uomini a invitarlo: «Non indugiare, vieni da noi!». Pietro allora si alzò e andò con loro.
Appena arrivato, lo condussero al piano superiore e gli si fecero incontro tutte le vedove in pianto, che gli mostravano le tuniche e i mantelli che Gazzella confezionava quando era fra loro. Pietro fece uscire tutti e si inginocchiò a pregare; poi, rivolto alla salma, disse: «Tabità, àlzati!». Ed ella aprì gli occhi, vide Pietro e si mise a sedere. Egli le diede la mano e la fece alzare, poi chiamò i fedeli e le vedove e la presentò loro viva.
La cosa fu risaputa in tutta Giaffa, e molti credettero nel Signore.

Parola di Dio


Salmo responsoriale

Sal 115

Ti rendo grazie, Signore, perché mi hai salvato.

Che cosa renderò al Signore,
per tutti i benefici che mi ha fatto?
Alzerò il calice della salvezza
e invocherò il nome del Signore.

Adempirò i miei voti al Signore,
davanti a tutto il suo popolo.
Agli occhi del Signore è preziosa
la morte dei suoi fedeli.

Ti prego, Signore, perché sono tuo servo;
io sono tuo servo, figlio della tua schiava:
tu hai spezzato le mie catene.
A te offrirò un sacrificio di ringraziamento
e invocherò il nome del Signore.



Canto al Vangelo (Gv 6,63,68)
Alleluia, alleluia.
Le tue parole, Signore, sono spirito e vita;
tu hai parole di vita eterna.
Alleluia.

Vangelo

Gv 6,60-69
Da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna.
+ Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, molti dei discepoli di Gesù, dopo aver ascoltato, dissero: «Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?».
Gesù, sapendo dentro di sé che i suoi discepoli mormoravano riguardo a questo, disse loro: «Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima? È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita. Ma tra voi vi sono alcuni che non credono».
Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. E diceva: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre».
Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui. Disse allora Gesù ai Dodici: «Volete andarvene anche voi?». Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio».

Parola del Signore


Commento
La comunità di Gesù il risorto, la Chiesa, è vivificata dallo Spirito Santo, Gesù è presente nella sua Chiesa ed opera, lui diceva quando “In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch'egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre.Giovanni 14,12.”. Ecco che gli apostoli continuano le opere di Gesù, ne faranno di più, perché è Lui ad agire tramite le loro mani e la loro bocca.
La folla non ha compreso il vero significato della moltiplicazione dei pani e dei pesci. Essa cerca un cibo terreno, che non dura; Gesù invece intende offrirle un cibo che rimane per la vita eterna, cioè la sua parola e la sua persona. Il pane che viene da Dio e dona la vita è la parola di Gesù ed è l’eucaristia. Quando Gesù risorgerà e ritornerà al Padre, allora si capirà il senso vero di ciò che egli sta dicendo: il suo corpo, donato nell’eucaristia, è un corpo reale, ma al tempo stesso spiritualizzato, non più legato al tempo e allo spazio. L’uomo lasciato a se stesso è incapace di capire le cose di Dio e di salvarsi ( la carne non giova a nulla ); soltanto lo Spirito di Dio può farlo rinascere e aprirlo a nuovi orizzonti ( lo Spirito dà la vita ). E Gesù, vedendo allontanarsi i discepoli si volta verso i suoi dodici, attoniti e storditi, e chiede, senza paura: «Volete andarvene anche voi?». Non si rimangia nulla, non cede, non vacilla, non attenua la provocazione. Gesù è libero, totalmente votato al Padre, servo del Regno che anticipa e vive sulla propria pelle. Gesù è libero anche dal successo, anche dal suo essere Maestro. Preferisce perderli che cambiare un solo iota della Parola che gli è stata affidata. Libero come non mai, proprio nel momento del fallimento clamoroso della sua missione. Noi, così sempre preoccupati del risultato, anche nella Chiesa, anche tra credenti! Pietro, l'immenso e fragile Pietro, diventa ora un gigante: «Dove vuoi che andiamo, Signore?». E le sue parole diventano le parole di ogni discepolo: anche se le tue parole sono esigenti, a volte incomprensibili, dove vuoi che andiamo, Signore? La Chiesa è qui, oggi e sino alla fine del mondo, perchè ogni uomo possa fare questo incontro. La nostra stessa vita ci è donata per incontrare il Signore. Quando ciò accade, le nostre ore, tutto di noi diviene l'occasione offerta da Dio ad ogni uomo per incontrare Cristo.


San Bernardo (1091-1153), monaco cistercense e dottore della Chiesa
Disorsi su vari argomenti °5, su Ha ; PL 183,556
« Forse anche voi volete andarvene ? »


Leggiamo nel Vangelo che, mentre il Signore predicava e invitava i suoi discepoli a partecipare alla sua passione nel sacramento conviviale del suo corpo, alcuni dissero: “Questo linguaggio è duro”, e da quel momento non andarono più con lui. Gli apostoli, interrogati se avessero voluto andarsene anche loro, risposero: “Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna” (Gv 6,68).
Così vi dico, fratelli: fino a oggi ci sono persone per le quali è chiaro che le parole di Gesù sono “spirito e vita” perciò lo seguono. Ad altri invece paiono dure e cercano altrove ben magre consolazioni. “La Sapienza fa sentire la sua voce sulle piazze” (Pr 1,20), vale a dire ammonisce quelli che camminano “per la via larga e spaziosa che conduce alla morte” (Mt 7,13), per richiamare indietro quanti vi camminano. Essa grida: “Per quarant’anni mi disgustai di quella generazione e dissi: sono un popolo dal cuore traviato” (Sal 94,10). In un altro salmo trovi: “Il Signore ha parlato una sola volta” (Sal 61,12). Certo, una sola volta, perché parla sempre. Infatti unico e non interrotto ma continuo e senza fine è il suo parlare. Invita i peccatori a rientrare in sé, perché ivi egli abita e ivi parla... Se oggi udiamo la sua voce, non induriamo i nostri cuori sono press’a poco le medesime parole che si leggono nel Vangelo... “Le mie pecore ascoltano la mia voce” (Gv 10,27)... Siete il popolo del suo pascolo e il gregge che egli conduce, se oggi ascoltate la sua voce (Sal 94,8).


Meditazione del giorno: San Girolamo (347-420), sacerdote, traduttore della Bibbia, dottore della Chiesa
Lettera 53 a Paolino
« Le parole che vi ho dette sono spirito e vita »


Leggiamo le Sante Scritture : secondo me, il Vangelo è il corpo di Gesù, le Sante Scritture sono la sua dottrina. Certamente, la parola « Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue » trova tutta la sua attuazione nel mistero eucaristico ; ma il vero corpo di Cristo e il suo vero sangue sono anche la parola delle Scritture, la dottrina divina. Quando ci avviciniamo ai santi misteri, se un frammento viene a cadere per terra, siamo inquieti. Quando ascoltiamo la parola di Dio, se pensiamo a qualcos'altro mentre essa entra nei nostri orecchi, quanta responsabilità ne abbiamo !
La carne del Signore essendo vero cibo e il suo sangue vera bevanda, il nostro unico bene è mangiare la sua carne e bere il suo sangue, non soltanto nel mistero eucaristico, ma anche nella lettura della Scrittura.