venerdì 7 ottobre 2011

Atti degli apostoli 5,1-11. La morte di Anania e Saffira


1 Un uomo di nome Anania, con sua moglie Saffìra, vendette un possedimento                                               
 2 e, tenuta per sé, d’accordo con la moglie, una parte del ricavato, consegnò l’altra parte deponendola ai piedi degli apostoli.                                    
3 Ma Pietro disse: «Anania, perché Satana ti ha riempito (πλρωσεν) (accecato) (περασεν) (tentato) (πρωσεν) il cuore, cosicché hai mentito allo Spirito Santo e hai trattenuto una parte del ricavato del campo?                                                                                 
4 Prima di venderlo, non era forse tua proprietà e l’importo della vendita non era forse a tua disposizione? Perché hai pensato in cuor tuo a quest’azione? Non hai mentito agli uomini, ma a Dio».                                                  
5 All’udire queste parole, Anania cadde e spirò. Un grande timore si diffuse in tutti quelli che ascoltavano.                    
6 Si alzarono (ναστντες) allora i giovani, lo avvolsero, lo portarono fuori (ξενγκαντες) e lo seppellirono(θαψαν).                                              
7 Avvenne poi che, circa tre ore più tardi, entrò sua moglie, ignara dell’accaduto.                                             
 8 Pietro le chiese: «Dimmi: è a questo prezzo che avete venduto il campo?». Ed ella rispose: «Sì, a questo prezzo».          
9 Allora Pietro le disse: «Perché vi siete accordati per mettere alla prova lo Spirito del Signore? Ecco qui alla porta quelli che hanno seppellito tuo marito: porteranno via anche te».                                                                        
10 Ella all’istante cadde ai piedi di Pietro e spirò (ξψυξεν). Quando i giovani entrarono, la trovarono morta (νεκρν), la portarono fuori (ξενγκαντες) e la seppellirono (θαψαν) accanto a suo marito.                                                                                                      
11 Un grande timore si diffuse in tutta la Chiesa (κκλησαν) e in tutti quelli che venivano a sapere queste cose.

1 νρ δ τις νανας νματι σν Σαπφίρ τ γυναικ ατο πλησεν κτμα
2 καὶ νοσφσατο π τς τιμς, συνειδυίης κα τς γυναικς, κα νγκας μρος τι παρ τος πδας τν ποστλωνθηκεν.
3 εἶπεν δ Πτρος, νανα, δι τ πλρωσεν (περασεν) (πρωσεν) Σατανς τν καρδίαν σου, ψεσασθα σε τ πνεμα τ γιον κα νοσφσασθαι π τς τιμς τοῦ χωρίου;
4 οὐχ μνον σο μενεν κα πραθν ν τ σ ξουσίᾳ πρχεν; τί ὅτι θου ν τ καρδίᾳ σου τ πργμα τοτο; οκ ψεσω νθρποις λλ τῷ θεῷ.
5 κοων δὲ νανας τος λγους τοτους πεσν ξψυξεν, κα γνετο φβος μγας πὶ πάντας τος κοοντας.
6 ναστντες δ ο νετεροι συνστειλαν ατν κα ξενγκαντεςθαψαν.
7 γνετο δ ς ρν τριν διστημα κα γυν ατο μ εδυα τὸ γεγονὸς εσλθεν.
8 πεκρθη δ πρς ατν Πτρος, Επ μοι, ε τοσοτου τ χωρονπδοσθε; δ επεν, Να, τοσοτου.
9  δ Πτρος πρς ατν, Τ τι συνεφωνήθη μν πειρσαι τ πνεμα κυρου; δο ο πδες τν θαψντων τν νδρα σου ἐπ τ θρ κα ξοσουσν σε.
10 πεσεν δ παραχρμα πρὸς τοὺς πόδας ατο κα ξψυξεν· εσελθντες δ ο νεανσκοι ερον ατν νεκρν καξενγκαντες θαψαν πρς τν νδρα ατς,
11 καὶ γνετο φβος μγας φ λην τὴν κκλησαν κα π πντας τος κοοντας τατα.

L'evangelista non vuole raccontare un fatto di cronaca, ma una verità di fede. I personaggi rappresentano in Luca sempre delle comunità. Quelle che si aprono alla condivisione generosa vivono, perché sono in comunione con Dio, mentre quelle che pensano al loro interesse muoiono, perché non sono in comunione con Dio, fonte di amore e di condivisione.
Quasto racconto è costruito sull’opposizione tra lo Spirito Santo e Satana, e sul contrasto: vita-morte, verità-menzogna, fiducia-paura. L’atteggiamento avido di Anania e Saffira è visto come un attentato contro la santità e l’integrità della comunità cristiana, che si fonda sullo Spirito Santo, che è condivisione, quando questa condivisione viene interrotta, ecco che si ha la morte spirituale, metaforicamente simboleggiata dalla morte fisica, poiché essi si sono contrapposti allo Spirito che dà la vita. L’accento sulla presenza di Satana (versetto 3) e sulla tentazione (versetto 9) può alludere alle tentazioni di Gesù (Luca 4,1-13). Alcuni hanno suggerito un paragone con 1Corinti 5,1-5.                                                                          
“1 Si sente dovunque parlare di immoralità tra voi, e di una immoralità tale che non si riscontra neanche tra i pagani, al punto che uno convive con la moglie di suo padre. 2 E voi vi gonfiate di orgoglio, piuttosto che esserne afflitti in modo che venga escluso di mezzo a voi colui che ha compiuto un’azione simile! 3 Ebbene, io, assente con il corpo ma presente con lo spirito, ho già giudicato, come se fossi presente, colui che ha compiuto tale azione. 4 Nel nome del Signore nostro Gesù, essendo radunati voi e il mio spirito insieme alla potenza del Signore nostro Gesù, 5 questo individuo venga consegnato a Satana a rovina della carne, affinché lo spirito possa essere salvato nel giorno del Signore.”  
, dove Paolo ordina una scomunica (cioè l’allontanamento dalla comunità) con la formula: “sia dato in balìa di Satana”.
“Abbandonare a Satana”. L’espressione si trova solo in 1Corinzi 5,5 e 1Timoteo 1,20 e non ha paralleli nella tradizione biblica e giudaica, anche se la scomunica, cioè l’espulsione dalla comunità, era prevista (Matteo 18,17). Formule simili si trovano invece in alcuni testi magici, in cui un personaggio viene consegnato a un demone affinché non possa più nuocere. Per Paolo, però, la consegna a Satana è in vista della salvezza. Forse si è ispirato a Giobbe 2,6, in cui Dio consegna Giobbe in potere di Satana. La formula va spiegata tenendo conto che la comunità cristiana è per Paolo il corpo di Cristo. Essere fuori della comunità significa essere lontano dal Signore, in balia delle potenze che governano il mondo, spesso dominate dal male e riconducibili al dominio di Satana. La “lettera precedente” (5,9). È una missiva che non conosciamo: alcune lettere scritte da Paolo sono andate perdute. Anche in 2Corinzi 2,3-4 si trova un accenno a una lettera che non ci è stata conservata. Alcuni pensano che qualche traccia di quei testi sia presente in 1 e 2Corinzi: essi ritengono che le lettere che leggiamo oggi siano una composizione di diversi scritti di Paolo.

Con la non comunione d'amore con Dio si è morti nello spirito, quindi non si fa parte del paradiso o della comunità dello Spirito Santo.