venerdì 13 maggio 2011

Pasqua Lunedì III settimana

Prima lettura

At 6,8-15
Non potevano resistere alla sapienza e allo Spirito con cui Stefano parlava.
Dagli Atti degli Apostoli

In quei giorni, Stefano, pieno di grazia e di potenza, faceva grandi prodigi e segni tra il popolo.
Allora alcuni della sinagoga detta dei Liberti, dei Cirenèi, degli Alessandrini e di quelli della Cilìcia e dell’Asia, si alzarono a discutere con Stefano, ma non riuscivano a resistere alla sapienza e allo Spirito con cui egli parlava.
Allora istigarono alcuni perché dicessero: «Lo abbiamo udito pronunciare parole blasfeme contro Mosè e contro Dio». E così sollevarono il popolo, gli anziani e gli scribi, gli piombarono addosso, lo catturarono e lo condussero davanti al sinedrio.
Presentarono quindi falsi testimoni, che dissero: «Costui non fa che parlare contro questo luogo santo e contro la Legge. Lo abbiamo infatti udito dichiarare che Gesù, questo Nazareno, distruggerà questo luogo e sovvertirà le usanze che Mosè ci ha tramandato».
E tutti quelli che sedevano nel sinedrio, fissando gli occhi su di lui, videro il suo volto come quello di un angelo.

Parola di Dio

Salmo responsoriale
Sal 118

Beato chi cammina nella legge del Signore.

Anche se i potenti siedono e mi calunniano,
il tuo servo medita i tuoi decreti.
I tuoi insegnamenti sono la mia delizia:
sono essi i miei consiglieri.

Ti ho manifestato le mie vie e tu mi hai risposto;
insegnami i tuoi decreti.
Fammi conoscere la via dei tuoi precetti
e mediterò le tue meraviglie.

Tieni lontana da me la via della menzogna,
donami la grazia della tua legge.
Ho scelto la via della fedeltà,
mi sono proposto i tuoi giudizi.


Canto al Vangelo (Mt 4,4)
Alleluia, alleluia.
Non di solo pane vivrà l’uomo,
ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio.
Alleluia.

Vangelo
Gv 6,22-29
Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna.
+ Dal Vangelo secondo Giovanni

Il giorno dopo, la folla, rimasta dall’altra parte del mare, vide che c’era soltanto una barca e che Gesù non era salito con i suoi discepoli sulla barca, ma i suoi discepoli erano partiti da soli. Altre barche erano giunte da Tiberìade, vicino al luogo dove avevano mangiato il pane, dopo che il Signore aveva reso grazie.
Quando dunque la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafàrnao alla ricerca di Gesù. Lo trovarono di là dal mare e gli dissero: «Rabbì, quando sei venuto qua?».
Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo».
Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?». Gesù rispose loro: «Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato».

Parola del Signore


Commento

Gesù è fuggito dalla folla che lo vuole proclamare re. Ha appena saziato migliaia di persone gratis, tutti voterebbero un governo che, invece di imporre delle tasse, regalasse dei bei soldi a tutti! Gesù è profondamente turbato: quello che doveva essere il miracolo della svolta, della proclamazione definitiva dell'avvento del Regno, della proclamazione della nuova logica di Dio, la condivisione, si è rivelato una vera e proprio catastrofe. La gente cerca Gesù per il pane, non più per la Parola. Sì, certo, Signore, dicci pure delle belle cose, ma facci vincere al Superenalotto! Inizia un lungo dibattito che sfocerà in dramma: Gesù invita i suoi uditori, e noi, a cercare un altro tipo di pane, un pane che sazia il cuore, non il ventre. E la folla chiede: cosa dobbiamo fare per avere questo pane? Gesù replica: non "fare" ma "credere". Ciò che sazia il nostro cuore non sono le opere, le cose da fare, anche le buone azioni e le pie devozioni, ma la fede messa in gioco, il "credere". Non si riconosce un discepolo dalle ore che dedica alla preghiera o al volontariato, ma da quanto creda in Dio, in Gesù risorto. Da quel "credere" nasce l'agire, da quel credere nasce il fare.
La domanda è inquietante: perché credo in Dio? Per il cibo che mi ha saziato? Per ciò che mi ha donato e che ancora mi aspetto da lui? Può essere una ragione, ma è una ragione fragile e ambigua. Può accadere, specialmente se abbiamo vissuto una forte esperienza spirituale in un movimento o durante un pellegrinaggio, di uscirne esaltati, salvo poi restare scottati dalla ricaduta nel quotidiano. Non cerchiamo Dio per le gioie che ci dona, ma per lui, perché dà senso alla nostra vita, la riempie del suo amore e della sua presenza, questa certezza mi aiuta ad accettare le contrarietà della vità, perché non mi fa sentire solo. Le gioie sono importanti, ma l'essenziale è e resta l'incontro d’amore con il Rabbì. Gesù è molto prudente nell'usare miracoli, sa che il gesto eclatante suscita entusiasmo ma anche incostanza. Crediamo in colui che Dio ha mandato e andiamo a cercarlo, perché Gesù non è nelle piazze o nei talk-show, ma timido e discreto sui bordi del lago...