Gli scritti dell'età del bronzo, ritrovati ad Ugarit (Siria), hanno gettato nuova luce sull'Antico Testamento. Si è visto che Israele ed Ugarit condividono la radice linguistica, le forme letterarie ed, in generale, la cultura della terra di Canaan, alla quale entrambi appartengono. La conoscenza del lessico ugaritico ha consentito di capire alcune parole arcaiche, presenti nei Proverbi e nei Salmi biblici, il cui significato era andato perso.
Nella teologia politeistica di Ugarit, il dio supremo è El, creatore del mondo e padre degli dei e degli uomini.
Il pantheon cananeo fu assorbito e rimodellato dagli israeliti in un processo che durò, approssimativamente, dal 1200 al 400 a.C.
Particolarmente affascinante è Asherah, la moglie di El, che i redattori e i traduttori dell’Antico Testamento hanno lentamente fatto scomparire. Nonostante le numerose statuine della dèa ritrovate e risalenti al Regno di Israele e a quello di Giuda. A testimonianza, proprio, della popolarità di Asherah tra gli israeliti con il monoteismo.
El (לא, םיהלא) è uno dei tanti nomi di Dio nell’Antico Testamento. Gli autori si riferiscono a lui sia con El che con Yahweh (הוהי, oppure ינדא). Pur di non citare Asherah (הרשא) nelle traduzioni,
ovvero la moglie della maggiore divinità israelita del nascente monoteismo, i traduttori si sono arrampicati sugli specchi.
Nella Bibbia ci sono circa 40 citazione del sostantivo Asherah (‘SHRH, הרשא). Ma sono state mascherate:
(Deut. 16,21)
טז,כא לֹא־תִטַּע לְךָ אֲשֵׁרָה כָּל־עֵץ אֵצֶל מִזְבַּח יְהוָה אֱלֹהֶיךָ אֲשֶׁר תַּעֲשֶׂה־לָּךְ׃
Non pianterai alcun palo sacro di qualunque specie di legno, accanto all'altare di Jahweh tuo Elohim.
Non pianterai Asherah di qualunque specie di legno, accanto all'altare di Jahweh tuo Elohim.
Che così si può tradurre: Non pianterai Asherah (אֲשֵׁרָה, la nostra הרשא appunto) di qualunque specie di legno, nei pressi dell’altare del Signore Yahweh. Questo testimonia, come in quasi tutti gli altri versetti, che gli israeliti erano soliti piantare Asherah al fianco di Yahweh. Ma soprattutto testimonia l’imbarazzo nella traduzione che la versione cattolica ha mascherato con “palo sacro”.
E ancora: re Ezechia per estirpare il culto di questa dèa la fece abbattere. Ma, nella traduzione, si legge:
(2 Re 18,4)
Non fu abbattuto un “palo sacro”, bensì Asherah come dice chiaramente il testo originale:
יח,ד הוּא הֵסִיר אֶת־הַבָּמוֹת וְשִׁבַּר אֶת־הַמַּצֵּבֹת וְכָרַת אֶת־הָאֲשֵׁרָה וְכִתַּת נְחַשׁ הַנְּחֹשֶׁת אֲשֶׁר־עָשָׂה מֹשֶׁה כִּי עַד־הַיָּמִים הָהֵמָּה הָיוּ בְנֵי־יִשְׂרָאֵל מְקַטְּרִים לוֹ וַיִּקְרָא־לוֹ נְחֻשְׁתָּן׃
Egli eliminò le alture e frantumò le stele, abbatté il palo sacro
Egli eliminò le alture e frantumò le stele, abbatté Asherah
Geremia (44,17) ricorda proprio che veniva bruciato incenso per la sposa di El-Yahweh:
מד,יז כִּי עָשֹׂה נַעֲשֶׂה אֶת־כָּל־הַדָּבָר אֲשֶׁר־יָצָא מִפִּינוּ לְקַטֵּר לִמְלֶכֶת הַשָּׁמַיִם וְהַסֵּיךְ־לָהּ נְסָכִים כַּאֲשֶׁר עָשִׂינוּ אֲנַחְנוּ וַאֲבֹתֵינוּ מְלָכֵינוּ וְשָׂרֵינוּ בְּעָרֵי יְהוּדָה וּבְחֻצוֹת יְרוּשָׁלִָם וַנִּשְׂבַּע־לֶחֶם וַנִּהְיֶה טוֹבִים וְרָעָה לֹא רָאִינוּ׃
1. Anzi decisamente eseguiremo tutto ciò che abbiamo promesso, cioè bruceremo incenso alla Regina del cielo e le offriremo libazioni come abbiamo già fatto noi, i nostri padri, i nostri re e i nostri capi nelle città di Giuda e per le strade di Gerusalemme.
E la הַשָּׁמַיִם לִמְלֶכֶת (la regina del cielo) del testo ebraico è la nostra Asherah. E ancora: un
altro passaggio dell’Antico Testamento ricorda addirittura come ci fosse 400 profeti di Asherah (1Re 18,19).
יח,יט וְעַתָּה שְׁלַח קְבֹץ אֵלַי אֶת־כָּל־יִשְׂרָאֵל אֶל־הַר הַכַּרְמֶל וְאֶת־נְבִיאֵי הַבַּעַל אַרְבַּע מֵאוֹת וַחֲמִשִּׁים וּנְבִיאֵי הָאֲשֵׁרָה אַרְבַּע מֵאוֹת אֹכְלֵי שֻׁלְחַן אִיזָבֶל׃
Perciò fa' radunare tutto Israele presso di me sul monte Carmelo, insieme con i quattrocentocinquanta profeti di Baal e con i quattrocento profeti di Asherah, che mangiano alla tavola di Gezabele".
Israele era enoteistica cioè il Dio degli dei, qui Jahweh, sostituì Baal e ne prese la sua sposa Asherah, poi passò al monotesimo, unico Dio, gli altri non esistono, dopo l’esilio babilonese con la contaminazione dei persiani, da questo momento abbandonerà Asherah, e si riscriverà tutta la Bibbia, facendo scomparire Asherah e relegandola solo come palo sacro.
Asherah
Nella Bibbia, il vero dio è Jahweh, ma un altro suo nome è proprio El. Può sorgere il dubbio che alcuni brani biblici siano ancora legati al politeismo canaanita. Infatti ora gli studiosi concordano nell'affermare che il monoteismo ebraico si è sviluppato gradualmente e si è affermato pienamente solo all'epoca dell'esilio babilonese.
Nell'Antico Testamento il termine Asherah compare varie volte e si pensava che indicasse un oggetto di culto: una specie di totem di legno posto davanti ai luoghi sacri. Invece la letteratura ugaritica ha consentito di capire che Asherah è una dea, anzi è la moglie di El e la madre degli dei e delle dee. Adesso viene il bello.
Nel 1975, quando il Sinai era occupato dall'esercito ebraico, un archeologo israeliano scoprì le rovine di un edificio, che anticamente (VIII secolo a.C.)
era un posto di ristoro per i visitatori di un tempio lì vicino. Vi trovò un'iscrizione in fenicio ed in ebraico che invocava la protezione di Jahweh e della sua Asherah.
Disegno ed iscrizione dal pithos A di Kuntillet `Ajrud (prima metà VIII sec.a.C.)
Il disegno è stato ritrovato sui frammenti ceramici di un pithos venuto alla luce tra le rovine di Kuntillet `Ajrud (caravanserraglio? fortezza? centro di carattere religioso?) nel deserto del Sinai, durante la campagna di scavi del 1975-1976. L'iscrizione sopra la testa della figura umana recita:
L. 1: ’MR ’[ŠYW] H[ML]K. ’MR LYHL[L’] WLY‘WŠH W[ ] BRKT ’TKM
L. 2: LYHWH ŠMRN WL’ŠRTH
"Dice ’[šyhw?] [il re?]: di' a Yhl[...] e a Yw‘šh e [...] vi benedico
da parte di Yhwh di Samaria e della sua Ašerah"
Iconografia della giara di Kuntillet Ajrud, con tre figure antropomorfiche e l'iscrizione «Jahweh [...] e la sua Asherah»Vi trovò pure un vaso con un dipinto raffigurante una mucca col suo vitello: simbolo canaanita della dea madre. Inoltre il nome dell'autore dell'iscrizione rivela la sua origine ebrea. Sembra dunque che secondo la religione popolare (non secondo la religione biblica ufficiale) Jahweh avesse una consorte, assieme alla quale veniva adorato.
Quanto sopra è confermato, oltre che da ritrovamenti analoghi, anche dai papiri di epoca ellenistica trovati ad Elefantina (nell'Alto Egitto). Questi papiri furono scritti dalla potente comunità ebraica locale nell'arco di diversi secoli. Tra l'altro, vi si riferisce dell'invio di offerte al tempio di Salomone a Gerusalemme da parte del proprio tempio di Jahweh /Asherah. E' anche strano che esistesse un tempio ebraico oltre a quello di Gerusalemme: evidentemente la nostra conoscenza del mondo antico è frammentaria.
Infine occorre ricordare che il profeta Geremia, strenuo difensore del monoteimo, si scagliò anche contro la Regina del Cielo che veniva adorata dai suoi compatrioti preparandole dei dolciumi.
In sintesi, il popolo ebraico ha adorato per secoli un dio composto da una parte maschile e da una parte femminile. Alla lunga, la predicazione instancabile dei profeti ha fatto prevalere un unico Dio trascendente; trascendente sì, ma non tanto, perché è rimasta la parte maschile!
Uno dei papiri di Elefantina
Kuntillet Ajrud è un sito risalente alla fine del IX-VIII secolo a.C., situato nel nordest della penisola del Sinai. Spesso è descritto come un santuario, ma l'identificazione è controversa.
Il sito fu esaminato tra il 1975 e il 1976. L'edificio principale, indicato come "piazzaforte", è diviso in due stanze, una larga, l'altra più piccola, ambedue dotate di basse panche. Pitture e iscrizioni sono presenti sui muri e su due grosse giare (πίθοι, pithoi), una per ciascuna stanza. Le pitture sui pithoi mostrano animali, alberi stilizzati e figure umane, alcune delle quali potrebbero raffigurare divinità. Pare che tali raffigurazioni siano il prodotto di un lavoro svoltosi in un vasto arco di tempo, per mano di differenti artisti, senza che l'insieme dia forma a scene coerenti. L'iconografia è interamente siro-fenicia e manca qualsiasi collegamento ai modelli egiziani che si suole incontrare nell'arte palestinese del periodo.
Le iscrizioni presentano una mescolanza degli alfabeti fenicio ed ebraico. Molte hanno carattere religioso e sono invocazioni a Yahweh, El e Baal. Due, in particolare, presentano le frasi "Yahweh di Samaria e la sua asherah" e "Yahweh di Teman e la sua asherah". In generale, gli specialisti concordano sul fatto che Yahweh è invocato in quanto dio nazionale di Samaria, capitale del regno di Israele, e di Teman, presso Edom, il che farebbe intendere che Yahweh avesse un tempio a lui dedicato in Samaria e pone la questione di una sua relazione con Kaus, il dio nazionale di Edom.